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Lago Maggiore: i racconti della memoria

Un tuffo negli anni 50- di Emanuele Bolla

 

Era una giornata particolare per il Lago Maggiore, una di quelle che vorresti non arrivassero mai, ma ogni anno: ecco purtroppo proprio così, ogni anno quando dei soliti fanatici ponevano sulle mie acque le anitre richiamo per far si che quelle migratorie vedendole, si fermassero per riposare e rifocillarsi, io, continua a raccontare il Maggiore, avrei voluto che il sole non sorgesse mai perché puntuali ai primi albori molti “pescini”, barche armate di spingarde, si staccavano dalla riva e ... boom, sparavano nel mucchio infischiandosene delle povere prede ma soprattutto indotte ad essere vittime dell’inganno.

 

                  

 

Figuratevi che all’osteria con qualche bicchiere di troppo in corpo, ma neanche poi tanto, si vantavano a chi ne aveva prese di più, elementi da annoverare fra la lista “degli uomini coraggiosi” o meglio , “degli uomini”, anzi “degli” e basta perché chiamarli uomini è troppo. Bella forza cannoneggiare esseri stanchi, dormienti e senza difesa ! Per fortuna, continua il Lago, ora quelli che si dedicano a certe idiozie sono sempre di meno e io posso ospitare i miei viandanti con tranquillità, anzi ora sono popolato anche da molti cigni oltre che da tante altre specie di uccelli acquatici, bello vero !

 

Caro vecchio Lago Maggiore, sempre pronto a schierarsi dalla parte dei più deboli come fa da millenni e disposto a sopportare le continue invasioni che l’edilizia porta alle sue rive; e poi dicono “…il lago è esondato”, nò , chiariamo un concetto : siamo noi che abbiamo invaso lui e non lamentiamoci se alcune case a volte “vanno a bagno”, la storia del Maggiore è fatta da memorabili piene come da altrettanto lunghi periodi di magra o secca. Emanuele Bolla

 

 

 

 

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